Siracusa (lunedì 20 maggio 2024) – La terza edizione di “Narrazione circolare. Pediatria differente” si è conclusa a Siracusa, suscitando grande interesse con il suo focus sul bambino migrante. L’evento, patrocinato dalla Simpe, la Società italiana Medici Pediatri, ha visto la partecipazione di pediatri, giornalisti, artisti, giovani e anziani provenienti da diverse regioni italiane e da località d’oltreoceano.
di Davide Lettera
Durante le sessioni, i partecipanti hanno affrontato le esigenze di cura dei piccoli migranti, fornendo indicazioni sui servizi socio-assistenziali necessari per loro, le loro famiglie e le comunità accoglienti. Queste comunità spesso affrontano cambiamenti repentini, approcci approssimativi e antitesi culturali che complicano l’integrazione.
La scelta di Siracusa, crocevia del Mediterraneo e luogo di numerosi sbarchi, non è stata casuale. Gli organizzatori hanno sottolineato la connotazione inclusiva del territorio, a forte vocazione marinara.
Oltre alle relazioni scientifiche, che hanno esplorato le nuove frontiere della medicina di base e specialistica, le testimonianze di chi ha vissuto i “viaggi della speranza”, di chi li racconta quotidianamente e di chi assiste gli immigrati sulla terraferma, come i giovani della Young Caritas, hanno veicolato i messaggi più incisivi sull’argomento.
Un momento toccante è stato l’intervento di Mamadou Kouassi, giovane ispiratore del film “Io Capitano” diretto da Matteo Garrone. Mamadou ha condiviso la sua storia, invitando alla pace e all’umanità. “La mia è una storia che finisce bene, ma che ci induce alla riflessione, portandoci a elaborare rabbia, paura, amarezze,” ha detto Mamadou. “Il film diventa uno strumento per insegnare ai giovani, e a tutte le persone, che dobbiamo essere pronti a superare gli ostacoli per costruire un mondo nuovo e multiculturale. L’accoglienza diventa più semplice quando le persone sono indirizzate e incluse nella società.”
Francesco De Luca, pediatra e ideatore del format, ha concluso: “Con Narrazione circolare abbiamo voluto portare la testimonianza del bambino che corre, il ponte della verità in movimento. Abbiamo scelto di focalizzarci sui bambini migranti perché è intollerabile discriminare per colore, razza, religione. Il bambino è bambino universalmente. Noi abbiamo il dovere di costellare di abbracci le loro esistenze. Simbolicamente, durante i nostri incontri portiamo con noi la sagoma in legno di un albero della vita, chiedendo agli ospiti di lasciare le proprie impronte colorate, a significare che ognuno di noi può lasciare il segno nella vita degli altri, contribuendo a migliorarla.”
Last modified: Maggio 20, 2024