(Venerdì 29 marzo) – Un’importante svolta ha segnato il caso di Julian Assange, il noto giornalista ed editore australiano, attualmente sotto la minaccia di estradizione negli Stati Uniti. La Corte britannica ha parzialmente accolto alcune delle obiezioni presentate da Assange contro la sua estradizione, tuttavia ha aperto una finestra di 21 giorni per permettere alla controparte, rappresentata dagli avvocati ingaggiati dagli USA, di invalidare tali obiezioni.
di Davide Lettera
Le garanzie richieste agli USA per procedere con l’estradizione includono l’assicurazione di un processo equo per Assange, la possibilità di appellarsi al Primo Emendamento della Costituzione statunitense, e l’assenza di rischio di condanna a morte. Con il termine fissato al 16 aprile per la presentazione di queste rassicurazioni, l’attenzione si concentra sull’udienza del 20 maggio, quando la Corte valuterà la loro validità.
Storicamente, simili rassicurazioni sono state accettate, come dimostra il caso di Assange nel 2021, quando l’Alta Corte ha approvato la sua estradizione basandosi su condizioni di detenzione mitigati offerte dagli USA. Questa precedente decisione solleva dubbi sulla reale efficacia delle garanzie fornite, data la loro natura potenzialmente revocabile da parte delle autorità penitenziarie statunitensi.
L’imminente decisione dei giudici Dame Victoria Sharp e Jeremy Johnson potrebbe segnare un momento cruciale, considerando i precedenti in cui hanno respinto richieste di estradizione. La loro valutazione delle rassicurazioni potrebbe determinare il futuro di Assange, influenzando non solo il suo destino ma anche il dibattito globale sulla libertà di stampa e la protezione dei whistleblower.
Mentre il processo continua, le condizioni di vita di Assange rimangono preoccupanti. La sua salute si è deteriorata significativamente durante la detenzione a Belmarsh, dove si trova in attesa della decisione finale.
Il Gruppo di lavoro ONU sulla detenzione arbitraria ha denunciato la sua situazione come un abuso, sollevando la questione di perché non vengano applicati gli arresti domiciliari, specialmente considerando il precedente degli arresti domiciliari concessi ad Augusto Pinochet in Regno Unito.
Di fronte a questi sviluppi, gli attivisti pro-Assange valutano la possibilità di avviare una campagna per trasformare la detenzione di Assange in arresti domiciliari, permettendogli di vivere con la sua famiglia durante il proseguimento del processo. Una tale mossa, oltre a offrire a Assange condizioni di vita più umane, potrebbe riaffermare l’importanza della giustizia e dei diritti umani nel contesto legale internazionale.
Last modified: Marzo 29, 2024